mercoledì 19 gennaio 2011

E' vero, mi vergogno.

So che quello che dico è duro, ma è un sentimento vero, concreto, imbarazzante e sempre più nitido...Stanno riuscendo a farmi vergognare di essere italiano, agli occhi del mondo. Prima almeno quando toccavamo il fondo iniziava la risalita. Adesso raschiamo col cucchiaino.

Scusate lo sfogo.

mercoledì 22 dicembre 2010

Momenti di filosofia pura: fa più paura la morte o il futuro?

Reminescenze estive di una serata con amici al mare mi hanno riportato alla mente una discussione molto interessante. Alle tre di notte, accompagnati da un fresco venticello marino e da un clima più che gradevole ci siamo lasciati andare a una discussione sui massimi sistemi arrivando a questa domanda: fa più paura la morte o il futuro?
In particolare io e un mio (stimatissimo) amico ci siamo fatti portavoci di due idee opposte; Lui sostiene che il futuro fa più paura perchè la morte non prevede un dopo. Nel momento in cui uno muore non c'è un dopo (preciso che nè io nè il mio amico in questione siamo credenti), per cui non c'è nulla di cui avere paura. Non c'è il dolore di sapere della sofferenza delle persone che ami, non c'è il dolore di avere la consapevolezza di avere perduto la vita, non c'è paura che qualcosa possa andare male. In certi casi addirittura la morte può arrivare ad essere una liberazione, ma non voglio arrivare a toccare questo tema su cui ci sarebbe troppo da dire. Il futuro invece è imprevedibile: può riservare sofferenze, perdite, avvenimenti imperscrutabili. Tutto è incerto e, si sa, l'incertezza è la più grande fonte di paura (e irragionevolezza) dell'uomo. Giusto, infatti chi non ha almeno un pò di paura del futuro? Chissà a cosa andremo incontro...
Eppure io sostengo che la morte fa più paura. Credo che non sia una verità oggettiva, ma che dipenda dall'approccio che uno ha verso il futuro stesso. Chi vive una vita serena è troppo attaccato alla vita per non avere paura della morte. Voglio specificare: chi ha una vita serena non è colui che vive di soli momenti allegri. Vive serenamente colui che è consapevole di ciò e che prende la vita per quello che è: un dono senza senso, senza uno scopo. Si vive di momenti allegri, di momenti tristi e di tanti momenti difficili, ma chi ha avuto la possibilità di maturare quest'idea è interiormente quasi indistruttibile. Facile scriverlo in un momento normale, più difficile diventa farlo quando la vita si fa dura. Eppure il fatto che nessuno sia esente dal passare momenti difficili in futuro mi fa pensare che in fondo tutto va preso con il dovuto distacco, perchè come giustamente si dice, finchè c'è vita c'è speranza. Saranno i miei giovani ventidue anni che mi portano a scrivere questa mia idea, eppure il risvolto della questione è che a ventidue anni si dovrebbe avere piu' paura del futuro che della morte; ma in fondo nessuno potrà mai pensare di vivere una vita perfetta, senza nessun imprevisto. La vita è bella pure per questo motivo; ed e' anche il bello del futuro secondo me. Le strade che ci si presenteranno, specie a noi giovani, sono tantissime; ci troveremo sempre davanti a situazioni di scelta o impreviste, e questa inevitabilità insita nei meccanismi della vita mi ricorda che stare metaforicamente fermi per la paura è sbagliato. Ben vengano i punti interrogativi del futuro, dunque. Ma che nessuno mi tocchi la mia vita.

Voi che ne pensate?

lunedì 20 dicembre 2010

Passaggio a Sud-Ovest


Passaggio a Sud-Ovest? Proprio così: Sud-Ovest. Ma non era Nord-Ovest? Certo, ma lasciate stare il passaggio. Quel che conta sono i punti cardinali.
Ok è vero, sto facendo un pò di confusione. Lasciamo perdere quest'incipit che ci può trascinare in dialoghi come quelli del Teatro dell'Assurdo di Ionesco. La mia intenzione è semplicemente quella di presentare questo blog. Nuovo, ma vecchio. Nuovo nella sua nascita, vecchio nella sua idea. Chi mi conosce sa l'immenso piacere che trovo nel parlare, nello scrivere e nel raccontare. A volte un pizzico di vanità mi ricorda quanto ami i monologhi e Passaggio a Sud-Ovest è stato creato con quest'idea. In fondo non mi aspetto troppi commenti, tuttaltro, ma tanto quel che voglio io è farmi leggere e farmi ascoltare. Non pretendete troppo da me, chi avrà la pazienza di leggere i miei voli pindarici deve sapere che sono volubile, che mi stanco presto delle idee e la mia persona, seppur proiettata nel terzo millennio, non è nata per seguire e curare un blog. Quel che vi posso assicurare è che ci metterò tanto di mio, com'è mia abitudine in tutto quello che faccio. Ammetto che sono facilmente smascherabile, ma non è mai stato un problema per me.
Voi direte, "quanto parla di sè questo tizio". Non vi preoccupate, neanche questa è mia intenzione. E' solo il mio modo di introdurre me stesso e, al contempo, l'autore di questa creatura. Quando avrò voglia di mettermi a scrivere (o anche semplicemente postare, non vi aspettate sempre lunghi sermoni come questo) i temi spazieranno molto, anche se ovviamente ho le mie preferenze. Anticipo solo che questo è un blog che parla di mondo. Ed è rivolto con lo sguardo a Sud-Ovest appunto. Non un Sud-Ovest geografico, quanto un Sud-Ovest che caratterizza questi stessi punti cardinali. Un Sud che è fonte di gioie e dolori, problematico, ma meraviglioso, caldo e solare, accogliente e festoso. Un Ovest che è semplicemente la proiezione della voglia di scoperta dell'uomo, almeno quello appartenente alla nostra cultura, fin da secoli addietro; un Ovest dove tramonta il sole e dove c'è una luce meravigliosa. Non anticipo nient'altro.